domenica 15 dicembre 2013

Il presepe della mia infanzia

Il Natale è la festa dei sentimenti che si acuiscono. Il ruolo della famiglia, nel bene e nel male, trionfa in ognuno, a seconda della propria esperienza. Quando però certi affetti vengono a mancare, ecco che nasce l'esigenza di tenerli vivi con i mezzi ed i modi a noi più congeniali.
Durante questo Natale è nata in me l'idea di ricordare i miei cari realizzando un presepe che riproducesse in forma ridotta il vicolo e la casa dove ho trascorso la mia infanzia, con i miei meravigliosi genitori. La grotta della Natività l'ho inserita come fondamenta del presepe, per simboleggiare la base su cui poggia il mio Natale. Il presepe è accompagnato dalle parole, in versi, dedicate a chi ho nel cuore, affinché Natale sia ogni giorno dell'anno.



Man mano che lavoro
al presepe del mio ieri
nella mente, in un angolo
sento voci che animano il vicolo
e da ogni portone
mi arriva il profumo di cose buone.

Come sottofondo immagino
il crepitio del camino
amico e presenza di ogni casa
come l'altare in ogni chiesa.

Sotto le mie mani operose,
prendono forma piccole finestre
spalancate come occhi curiosi
nella via con la gente in attesa.

Ecco la "focara", una torre di fiamme

nelle piazze e in ogni cantone
raccoglie a sé come un cuore di mamma
chi aspetta l’arrivo del Signore.

Il rintocco delle campane a mezzanotte
insieme al frastuono dei gran botti
annuncia la santa nascita e dice
di ritrovare fiducia, speranza e pace.

Ecco, questo era il Natale al mio paese,
il periodo da noi bambini più atteso,
ed ora cerco di dare forma al sentimento d'allora
per ricordare chi in quel tempo c'era ancora.

Tra il suono di tante voci, una mi dice:
"Abbi cura del tuo passato anche adesso,
ti ha cucito il vestito che porti addosso.
Abbraccia l'albero con cuore felice
dove affondano profonde le tue radici.
Non dimenticare il calore della tua culla
dove la fantasia ha preso il volo su ali di farfalla".

Ritorno con un velo di malinconia
a sistemare tralci di vite a casa mia,
cerco di non deludere gli antichi consigli
di quand'ero di mio padre un "gioiello" di figlia.

Sento la carezza di ricordi lontani,
di chi mi ha insegnato a voler bene,
di chi mi ha fatto sentire ricca senza avere nulla
come quel bambinello nella stalla.

Continuo a vedermi in quella piccola cucina
dove sono stata nutrita fin da bambina
da un amore senza fine sempre generoso,
come quello di Maria e del suo sposo.
Li ho messi come fondamenta di queste case,
perché possa ritrovare sempre
il significato del presepe.